GIGI GHO Architetto Ingegnere 1915-1998
Un artefice della Milano moderna Galleria del progetto - spazio mostre "Guido Nardi" Ingresso da via Ampére 2, dal lunedì al venerdì ore 10-17.30 Gianluigi Gho (1915-1998) detto Gigi è stato un ingegnere e architetto italiano. Attivo nel secondo dopoguerra, ha progettato e costruito numerosi edifici per abitazioni, terziari e industriali. Le sue opere sono citate nei principali studi dedicati al razionalismo e all’architettura moderna milanesi negli anni della ricostruzione. Ha lavorato con alcune importanti figure della cultura progettuale italiana come Aldo Favini, Giulio Minoletti e Gio Ponti, col quale ha stretto un duraturo e sincero rapporto di amicizia. Ha collaborato con diversi artisti, tra cui Lucio Fontana e Fausto Melotti. Schiettamente moderno per formazione, Gho rappresenta una figura di “professionista colto” attraverso la quale rileggere molti aspetti del mestiere dell’architetto in quel “laboratorio della modernità” che è stata Milano negli anni della ricostruzione post-bellica. Questa mostra costituisce un primo momento di analisi critica della figura di Gigi Gho attraverso l’esposizione di una selezione di documenti progettuali che illustrano un’ampia parte della sua parabola professionale. |
A Gigi Gho gli auguri del Gio
Il rapporto di amicizia e reciproca stima professionale che ha legato per tutta la vita Gio Ponti, uno dei grandi maestri dell'architettura italiana del Novecento, e il suo più giovane allievo Gigi Gho è documentato in questa pubblicazione. Si tratta di un'accurata selezione della corrispondenza tra i due architetti, con le splendide "lettere artistiche" realizzate a mano da Ponti. Dato l'esaurimento della pubblicazione e la sua difficile reperibilità, l'Archivio Gigi Gho mette liberamente a disposizione di studiosi e semplici appassionati questo piccolo grande libro in formato digitale. Maggiori informazioni |
Una ricerca su Luigi Gho' (a cura di Sosthen Hennekam)
Gigi Gho' proviene da una famiglia di costruttori. Il nonno Luigi era uno stimato insegnante di disegno che ha progettato e realizzato numerosi edifici tra Ottocento e Novecento. Il padre Cesare possedeva l'azienda edile "Cesare Gho' & C." fondata nel 1918 e attiva per oltre un trentennio. In questa ricerca inedita a cura dell'architetto Sosthen Hennekam si mostrano alcune tavole di progetto realizzate da Luigi Gho' per alcuni edifici milanesi, molti dei quali ancora esistenti. Maggiori informazioni |
Un ciclo di mostre a cura di Urbanfile Dodecaedro Urbano
Milano aperta. Secondo ciclo: il dopoguerra. "Milano Aperta" nasce come una trilogia di mostre, dedicata all'architettura milanese dal primo dopoguerra al boom-economico. Nel secondo episodio di questa trilogia (...) Milano esce dal più grande conflitto mondiale completamente distrutta e si ritrova, nel periodo che va dal 1945 fino al decennio successivo, investita da una mobilitazione per l'opera di ricostruzione che riguarda l'intero Paese. (...) In questo contesto hanno trovato spazio diverse generazioni di progettisti come Piero Bottoni, Luigi Moretti, Vico Magistretti, Armin Mieli, Pietro Lingeri e Gigi Gho' qui esposti, di cui si è scelto di focalizzare l'attenzione sugli edifici alti e a torre, che disegnano lo skyline e il tessuto urbano milanese dell'epoca. Testo tratto dal comunicato stampa della mostra |
Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo,
Regione Lombardia L'architettura in Lombardia dal 1945 ad oggi. Selezione delle opere di rilevante interesse storico-artistico. Il progetto di catalogazione dei più prestigiosi episodi architettonici del dopoguerra ad opera di MiBACT in collaborazione con le regioni italiane costituisce il più rilevante e sistematico lavoro di censimento dell'architettura moderna del Novecento in Italia. Con oltre settecento opere catalogate, la sezione relativa alla Lombardia rappresenta un importante strumento di conoscenza a disposizione di professionisti, studiosi e cittadini appassionati, con il quale consolidare un'identità condivisa. Sotto la guida scientifica del Politecnico di Milano sono state inserite nel censimento ben sei opere dell'ingegnere-architetto Gigi Gho', complete di schede descrittive, scatti fotografici e materiali d'archivio quali disegni e foto storiche, a testimonianza dell'importanza del suo ruolo all'interno della più generale vicenda dell'architettura milanese del dopoguerra. Per consultare il censimento: www.lombardiabeniculturali.it/architetture900 |
Giuseppina Monni, Paolo Sanjust, Antonello Sanna
(DICAAR, Università degli studi di Cagliari) Il curtain wall “all’italiana” del palazzo dell'Enel di Gigi Ghò a Cagliari Dagli Atti del Convegno "Demolition and recostruction?" organizzato da colloqui.AT.e 2017 ad Ancona dal 28 al 29 settembre 2017 "Il palazzo dell'Enel di Cagliari, progettato nel 1956 dall'ingegnere e architetto Gigi Ghò e inaugurato nel 1961, si configura come l'esito di una riuscita ricerca di equilibrio tra il linguaggio architettonico riconducibile alla scuola di Gio Ponti e la nuova tecnologia delle facciate che furono realizzate in Italia tra i primi anni cinquanta e la metà degli anni sessanta. Gli apporti innovativi più interessanti si concentrano nel fronte principale dell’edificio, un piccolo grattacielo di tredici piani che si affaccia verso il porto e fa da sfondo a una delle arterie più importanti della città. L'archetipo del curtain wall internazionale, composto da elementi prefabbricati in metallo e vetro, viene qui reinterpretato attraverso una parete composta da un esile e slanciato telaio in calcestruzzo lasciato a vista e da un sistema di frangisole in alluminio lega e poliestere che proteggono la parete più interna, concepita inizialmente come una vetrata a tutta altezza ma infine risolta nei primi piani con una finestra a nastro e negli ultimi con l'alternanza di aperture alte quanto l’interpiano e pannelli in muratura. La capacità espressiva della invenzione strutturale viene affidata ad alcune soluzioni di dettaglio che rivelano l'attitudine dell'autore alla sperimentazione tecnica e formale. I montanti verticali convergono a due a due in cinque originali "faticoni" a forcella ancorati alla base con una cerniera lasciata a vista. Mentre in sommità il telaio cede il passo alla copertura, una sottile struttura "in foglio" realizzata in cemento armato, un origami composto dalla successione di falde che suppliscono all'assenza del timpano con la loro resistenza per forma e con la presenza di un corpo centrale di irrigidimento. L'esito è un curtain wall all'italiana la cui singolarità, come precisa Sergio Poretti, risiede nel fatto che non costituisce una trama superficiale indefinita, ma diventa componente di una figura architettonica compiuta che conserva la natura di parete con la sua concretezza materica e figurativa". |
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