Edificio per abitazioni al Quartiere Ina Harar-Dessiè (1951-1955), via Harar 3, Milano
Piano urbanistico del quartiere: Luigi Figini, Gino Pollini, Gio Ponti
Progetto architettonico dell'edificio: Gio Ponti, Gigi Gho'
Piano urbanistico del quartiere: Luigi Figini, Gino Pollini, Gio Ponti
Progetto architettonico dell'edificio: Gio Ponti, Gigi Gho'
Il 28 febbraio del 1949 venne approvata la legge n.43 che avviò il programma “Ina Casa” (1949-1963): con questo strumento, promosso dal Ministro del Lavoro e della Previdenza Sociale Amintore Fanfani, si finanziò la costruzione di quartieri economico-popolari su tutto il territorio nazionale per far fronte all'urgenza abitativa del dopoguerra e rilanciare l'economia. Nonostante alcune criticità, l'Ina Harar-Dessiè (1951-1955) è da considerarsi – sotto molteplici punti di vista – uno degli episodi urbani più riusciti tra quelli sorti grazie al cosiddetto “Piano Fanfani”: la varietà delle tipologie edilizie, la presenza di verde e servizi e il virtuoso impianto insediativo hanno consentito di mantenere nel tempo un buon livello di vivibilità, emancipando il quartiere dalle problematiche tipiche di altri complessi popolari periferici.
L'ingegnoso piano urbanistico ideato dagli architetti Figini, Pollini e Ponti, ricorre alla notevole mole dei “grattacieli orizzontali” – nove corpi in linea lunghi ben 150 metri – per delimitare le aree verdi isolandole dagli assi di traffico, completando il programma edilizio con le “insulae” – case basse unifamiliari isolate o a schiera – che occupano lo spazio residuo con il loro tessuto più minuto. Ne scaturisce un disegno che tenta di superare le rigidità del razionalismo più ortodosso tipico degli anni tra le due guerre per maturare una visione urbana più ricca e complessa.
Gio Ponti, oltre a collaborare al piano generale, progetta all'interno del quartiere due edifici: uno di questi, assieme a Gigi Gho', è il fabbricato in linea collocato al civico n.3 di via Harar e arretrato rispetto al filo stradale. La “casa bianca e gialla”, così chiamata per la caratteristica cromia degli intonaci, è un corpo edilizio di sei piani fuori terra con sistema distributivo a ballatoio organizzato su tre vani scala. Il piano terra, che accoglie accessi e cantine, è porticato e un passaggio centrale ne consente l'attraversamento. Ciascun ballatoio conduce a cinque appartamenti di varia metratura, ognuno dotato di doppio affaccio nord-sud. L'uso del colore rispecchia la logica volumetrica dell'edificio, la cui regolarità viene movimentata da elementi a sbalzo dotati del tipico profilo diamantato che ricorre nelle opere di Ponti. Alle estremità del lato nord la copertura si inclina verso l'alto, slanciando il profilo del prospetto. Lungo via Harar viene costruito un ulteriore piccolo edificio, destinato ad alloggio per il custode.
In alcuni disegni preliminari Ponti e Gho' sperimentano soluzioni differenti – poi scartate – per gli accessi alle abitazioni del primo piano. Sull'edificio, analogamente a quanto accaduto nel corso degli anni agli altri “grattacieli orizzontali” del quartiere, sono stati effettuati interventi di manutenzione e adeguamento funzionale: la creazione di una cancellata di recinzione, il rifacimento degli intonaci e la collocazione di tre corpi ascensore che hanno parzialmente alterato la percezione del prospetto nord.
L'ingegnoso piano urbanistico ideato dagli architetti Figini, Pollini e Ponti, ricorre alla notevole mole dei “grattacieli orizzontali” – nove corpi in linea lunghi ben 150 metri – per delimitare le aree verdi isolandole dagli assi di traffico, completando il programma edilizio con le “insulae” – case basse unifamiliari isolate o a schiera – che occupano lo spazio residuo con il loro tessuto più minuto. Ne scaturisce un disegno che tenta di superare le rigidità del razionalismo più ortodosso tipico degli anni tra le due guerre per maturare una visione urbana più ricca e complessa.
Gio Ponti, oltre a collaborare al piano generale, progetta all'interno del quartiere due edifici: uno di questi, assieme a Gigi Gho', è il fabbricato in linea collocato al civico n.3 di via Harar e arretrato rispetto al filo stradale. La “casa bianca e gialla”, così chiamata per la caratteristica cromia degli intonaci, è un corpo edilizio di sei piani fuori terra con sistema distributivo a ballatoio organizzato su tre vani scala. Il piano terra, che accoglie accessi e cantine, è porticato e un passaggio centrale ne consente l'attraversamento. Ciascun ballatoio conduce a cinque appartamenti di varia metratura, ognuno dotato di doppio affaccio nord-sud. L'uso del colore rispecchia la logica volumetrica dell'edificio, la cui regolarità viene movimentata da elementi a sbalzo dotati del tipico profilo diamantato che ricorre nelle opere di Ponti. Alle estremità del lato nord la copertura si inclina verso l'alto, slanciando il profilo del prospetto. Lungo via Harar viene costruito un ulteriore piccolo edificio, destinato ad alloggio per il custode.
In alcuni disegni preliminari Ponti e Gho' sperimentano soluzioni differenti – poi scartate – per gli accessi alle abitazioni del primo piano. Sull'edificio, analogamente a quanto accaduto nel corso degli anni agli altri “grattacieli orizzontali” del quartiere, sono stati effettuati interventi di manutenzione e adeguamento funzionale: la creazione di una cancellata di recinzione, il rifacimento degli intonaci e la collocazione di tre corpi ascensore che hanno parzialmente alterato la percezione del prospetto nord.
Bibliografia relativa all'opera:
Milano: quartiere di via Dessiè in “Urbanistica” n.7, 1951, pp.17-19
Aspetti del quartiere INA-Casa di via Dessiè a Milano in “Domus” n. 270, maggio 1952, pp. 9-15
Vie Harrar, Novara, Dessiè in “Urbanistica”, n.18-19, 1956, pp.122-123
“Architettura cantiere”, n.12, 1957
AA.VV., Milano oggi / Milan today, Edizioni Milano Moderna, Milano 1957, p71
Virgilio Vercelloni, Alcuni quartieri di edilizia sovvenzionata a Milano in “Casabella” n.253, luglio 1961, pp.42-51
Luigi Anguissola Beretta, I quattordici anni del piano INA-Casa, Staderini, Roma 1963, pp. 218-221
Agnoldomenico Pica (a cura di), Architettura moderna in Milano, Ariminum, Milano 1964
Cristoforo Bono, Virgilio Vercelloni, Il contesto e le opere in “Casabella” n.451-452, ottobre-novembre 1979, p.58
Maurizio Grandi, Attilio Pracchi, Milano. Guida all'architettura moderna, Zanichelli, Bologna 1980, pp.254-255, 274
Maurizio Boriani, Corinna Morandi, Augusto Rossari, Milano contemporanea. Itinerari di architettura e urbanistica, Designers riuniti, Torino 1986, pp.261-262
Jolanda Ventura (a cura di), Gigi Gho': progetti e architetture 1950-1995, [s.e.], 1997, pp.30-33
Giuliana Gramigna, Sergio Mazza, Milano. Un secolo di architettura milanese dal Cordusio alla Bicocca, Hoepli, Milano 2001, pp.272-273
Federico Oliva, L'urbanistica di Milano, Hoepli, Milano 2002, p.406
Raffaele Pugliese (a cura di), La casa popolare in Lombardia 1903-2003, Unicopli, Milano 2005, pp.184-186
Carlo Berizzi, Guida all'architettura. Milano, Dom Publishers, Berlino, 2015, p.165
Milano: quartiere di via Dessiè in “Urbanistica” n.7, 1951, pp.17-19
Aspetti del quartiere INA-Casa di via Dessiè a Milano in “Domus” n. 270, maggio 1952, pp. 9-15
Vie Harrar, Novara, Dessiè in “Urbanistica”, n.18-19, 1956, pp.122-123
“Architettura cantiere”, n.12, 1957
AA.VV., Milano oggi / Milan today, Edizioni Milano Moderna, Milano 1957, p71
Virgilio Vercelloni, Alcuni quartieri di edilizia sovvenzionata a Milano in “Casabella” n.253, luglio 1961, pp.42-51
Luigi Anguissola Beretta, I quattordici anni del piano INA-Casa, Staderini, Roma 1963, pp. 218-221
Agnoldomenico Pica (a cura di), Architettura moderna in Milano, Ariminum, Milano 1964
Cristoforo Bono, Virgilio Vercelloni, Il contesto e le opere in “Casabella” n.451-452, ottobre-novembre 1979, p.58
Maurizio Grandi, Attilio Pracchi, Milano. Guida all'architettura moderna, Zanichelli, Bologna 1980, pp.254-255, 274
Maurizio Boriani, Corinna Morandi, Augusto Rossari, Milano contemporanea. Itinerari di architettura e urbanistica, Designers riuniti, Torino 1986, pp.261-262
Jolanda Ventura (a cura di), Gigi Gho': progetti e architetture 1950-1995, [s.e.], 1997, pp.30-33
Giuliana Gramigna, Sergio Mazza, Milano. Un secolo di architettura milanese dal Cordusio alla Bicocca, Hoepli, Milano 2001, pp.272-273
Federico Oliva, L'urbanistica di Milano, Hoepli, Milano 2002, p.406
Raffaele Pugliese (a cura di), La casa popolare in Lombardia 1903-2003, Unicopli, Milano 2005, pp.184-186
Carlo Berizzi, Guida all'architettura. Milano, Dom Publishers, Berlino, 2015, p.165

Disegni di progetto |
Nota: i materiali sono liberamente scaricabili in formato a bassa risoluzione. E' possibile inoltrare richiesta delle immagini ad alta definizione attraverso il modulo alla pagina "contatti".