Case INA per lavoratori del settore edile (1951-1952)
via Benefattori dell'Ospedale 1-3, via Monzambano 1 (Milano)
Progettisti: Gigi Gho' (edifici a, b, c), Giulio Minoletti (edifici d, e, f)
Direzione lavori: ing. Gianni Bruni (edifici a, b, c), ing. Aldo Morino (edifici d, e, f)
Impresa: Fratelli Romanoni (edifici a, b, c), C.o.l.a.p. (edifici d, e, f)
Stazione appaltante: Cassa Edile di Mutualità e Assistenza
via Benefattori dell'Ospedale 1-3, via Monzambano 1 (Milano)
Progettisti: Gigi Gho' (edifici a, b, c), Giulio Minoletti (edifici d, e, f)
Direzione lavori: ing. Gianni Bruni (edifici a, b, c), ing. Aldo Morino (edifici d, e, f)
Impresa: Fratelli Romanoni (edifici a, b, c), C.o.l.a.p. (edifici d, e, f)
Stazione appaltante: Cassa Edile di Mutualità e Assistenza
Nelle prime fasi della sua carriera professionale Gigi Gho' riceve alcuni incarichi nel settore delle case popolari all'interno del programma Ina Casa, il cosiddetto “Piano Fanfani” che mirava a porre rimedio all'emergenza abitativa post-bellica con un ampio programma di finanziamento dell'edilizia pubblica su scala nazionale. Contemporaneo al più noto progetto per la casa a ballatoio al Quartiere Harar-Dessiè svolto con l'amico e maestro Gio Ponti, il lotto di Case Ina per lavoratori nel settore edile nei pressi dell'Ospedale di Niguarda è l'occasione per Gho' di sviluppare un altro sodalizio professionale, questa volta con un architetto più vicino alla sua generazione, di soli cinque anni più anziano.
Il lotto trapezoidale ricavato nei pressi del tracciato ferroviario che attraversa trasversalmente la periferia nord di Milano ospita sei corpi di fabbrica paralleli inseriti nel verde, con rigoroso orientamento nord-sud secondo un tipico schema razionalista. I primi tre edifici, tra cui uno affacciato su strada con negozi al piano terra, sono affidati a Gho', mentre altri tre corpi in linea vengono disegnati da Giulio Minoletti, anch'egli architetto milanese vicino a Gio Ponti. Se i tre edifici di Minoletti sono blocchi compatti e stereometrici, in ossequio ai consolidati principi compositivi correnti, Gho' opta per soluzioni più insolite e dotate di un misurato respiro plastico di matrice pontiana. L'ingegnoso sistema distributivo degli edifici B e C è impostato su due vani scala con accessi agli appartamenti ad ogni interpiano, al termine di ciascuna delle due rampe. La soluzione, mutuata da alcuni audaci esempi di case milanesi degli anni Trenta, genera un'originale pianta ad H con alloggi dotati di due o più affacci, dove le introspezioni visive sono ridotte al minimo. Dal punto di vista figurativo, rilevante importanza rivestono le logge rivolte sul verde, dal caratteristico profilo sporgente. Il terzo edificio, affacciato su strada, è destinato a negozi con abitazioni al piano superiore: di notevole eleganza compositiva, è scandito da una regolare sequenza di pilastri sagomati rivestiti in tessere di marmo che sorreggono una leggera pensilina di coronamento, che genera un sapiente gioco di ombre.
Il confronto ravvicinato tra Minoletti e Gho' consente di formulare alcune considerazioni di carattere metodologico. Se il primo ripropone fedelmente, con senso della misura e senza timore di scadere nel banale, soluzioni già sperimentate, la ricercata varietà degli esiti formali, pur in un contesto dalle risorse limitate come quello economico-popolare, costituisce per il secondo il segnale di una più marcata irrequietezza. Sebbene operino entrambi in egual modo dentro il solco di una conquistata modernità, Minoletti – raffinato architetto della borghesia milanese – appare probabilmente a contatto con una committenza a lui poco congeniale, soprattutto se osservata nella prospettiva storica del suo fortunato avvenire professionale; il più giovane Gho' – forse ancora sulla scia di una personale maturazione – dimostra una vitalità non comune nel cogliere l'opportunità per sperimentare soluzioni ricercate dal punto di vista sia tipologico che formale.
Il lotto trapezoidale ricavato nei pressi del tracciato ferroviario che attraversa trasversalmente la periferia nord di Milano ospita sei corpi di fabbrica paralleli inseriti nel verde, con rigoroso orientamento nord-sud secondo un tipico schema razionalista. I primi tre edifici, tra cui uno affacciato su strada con negozi al piano terra, sono affidati a Gho', mentre altri tre corpi in linea vengono disegnati da Giulio Minoletti, anch'egli architetto milanese vicino a Gio Ponti. Se i tre edifici di Minoletti sono blocchi compatti e stereometrici, in ossequio ai consolidati principi compositivi correnti, Gho' opta per soluzioni più insolite e dotate di un misurato respiro plastico di matrice pontiana. L'ingegnoso sistema distributivo degli edifici B e C è impostato su due vani scala con accessi agli appartamenti ad ogni interpiano, al termine di ciascuna delle due rampe. La soluzione, mutuata da alcuni audaci esempi di case milanesi degli anni Trenta, genera un'originale pianta ad H con alloggi dotati di due o più affacci, dove le introspezioni visive sono ridotte al minimo. Dal punto di vista figurativo, rilevante importanza rivestono le logge rivolte sul verde, dal caratteristico profilo sporgente. Il terzo edificio, affacciato su strada, è destinato a negozi con abitazioni al piano superiore: di notevole eleganza compositiva, è scandito da una regolare sequenza di pilastri sagomati rivestiti in tessere di marmo che sorreggono una leggera pensilina di coronamento, che genera un sapiente gioco di ombre.
Il confronto ravvicinato tra Minoletti e Gho' consente di formulare alcune considerazioni di carattere metodologico. Se il primo ripropone fedelmente, con senso della misura e senza timore di scadere nel banale, soluzioni già sperimentate, la ricercata varietà degli esiti formali, pur in un contesto dalle risorse limitate come quello economico-popolare, costituisce per il secondo il segnale di una più marcata irrequietezza. Sebbene operino entrambi in egual modo dentro il solco di una conquistata modernità, Minoletti – raffinato architetto della borghesia milanese – appare probabilmente a contatto con una committenza a lui poco congeniale, soprattutto se osservata nella prospettiva storica del suo fortunato avvenire professionale; il più giovane Gho' – forse ancora sulla scia di una personale maturazione – dimostra una vitalità non comune nel cogliere l'opportunità per sperimentare soluzioni ricercate dal punto di vista sia tipologico che formale.
Bibliografia relativa all'opera:
Case per lavoratori nell'edilizia in “Il giornale dei costruttori” 30 aprile, 1953
Case per lavoratori nell'edilizia in “Il giornale dei costruttori” 30 aprile, 1953
Disegni di progetto e foto storiche |
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